Produzione da Settembre ad Aprile
Noto anche “fiore che si mangia” o “rosa di Castelfranco” dalla città da cui ha origine, deriva quasi certamente dall’incrocio tra l’indivia scarola a foglie di lattuga e il Radicchio di Treviso tardivo. Dalla prima ha preso la foglia larga, spessa e di colore bianco-crema, dal secondo la colorazione intensa e brillante della pezzatura e la predisposizione al processo di imbiancamento.
L’imbiancamento-forzatura
Dopo una prima fase di produzione in campo, il radicchio viene sottoposto alle operazioni di imbianchimento e forzatura: viene sottratto dai raggi del sole immergendo i cespi verticalmente, per un periodo massimo di 20 giorni, in acqua sorgiva o in serre, tunnel o anche direttamente in pieno campo garantendo lo sviluppo dei germogli di ogni cespo. Al termine di questo processo, i cespi vengono disposti in strati di sabbia o altro materiale inerte in grado di assorbire l’acqua e permettere la completa maturazione.
Usi
Il sapore è delicato e spazia dal dolce all’amarognolo per cui è adatto per essere consumato in insalata ma anche come ingrediente per altre ricette.